Prossimità, flessibilità e resilienza: il successo delle Supply chain dipenderà dalla capacità di adeguarsi al nuovo mondo multipolare e agli shock che ne derivano.
«Le sfide e i rischi affrontati dalle imprese – ha spiegato il presidente della World Manufacturing Foundation Diego Andreis – sono state complesse e la successione di interruzioni sulle catene del valore globali non ha precedenti. Il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità di adeguarsi al nuovo mondo multipolare e agli shock che ne derivano, garantendo sicurezza energetica ed informatica».
Come affrontare questa nuova fase della globalizzazione?
Il Report annuale, contenuto chiave del Forum, indica una rotta precisa attraverso una serie di raccomandazioni per aziende ma anche per governi e decisori istituzionali. Se l’obiettivo di fondo è quello di rendere le catene di fornitura più resilienti occorre agire su più dimensioni. Avvicinando i fornitori ove possibile, con scelte mirate, lavorando già in fase di design e progettazione con un pensiero alla supply chain, incorporando nelle valutazioni di convenienza anche fattori nuovi, come i rischi geopolitici di un paese, sfruttando le tecnologie digitali per un maggior controllo e flessibilità della filiera, inserendo nuove competenze nelle strutture che seguono le forniture per poter affrontare queste nuove dimensioni.Nella consapevolezza che si dovrà comunque agire in un’ottica di miglioramento continuo, senza pensare che l’assetto raggiunto sia un punto di arrivo non più modificabile.
«Dalla globalizzazione spinta del passato – ha spiegato il presidente scientifico del Forum Marco Taisch – stiamo passando ad una sorta di “slowbalization”, mentre in parallelo inflazione, nuovi protezionismi, rallentamento globale e calo di fiducia creano per le imprese nuove sfide. Ecco perché la produzione dovrà essere sempre più resiliente ai rischi, cognitiva, circolare, rapida e inclusiva».
Fase complessa, quella attuale, che per il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella richiede una svolta anche nell’approccio di Bruxelles. «Intere filiere come auto, packaging e agro farmaci sono a rischio per effetto di regole penalizzanti, che favoriscono la competitività di altre aree, come Stati Uniti o Cina. L’Europa - spiega - dovrebbe ascoltare con più attenzione la voce dell’industria, che al momento invece non pare essere considerata un asset strategico».
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